Protocollo d’intesa per il nucleare nella siderurgia
Non solo rinnovabili, ma anche energia nucleare per sostenere la produzione sostenibile delle aziende siderurgiche italiane.
A luglio scorso, è stata annunciata la sottoscrizione del protocollo d’intesa tra Edf, Edison, Ansaldo Energia, Ansaldo Nucleare e Federacciai, per il coinvestimento nel nucleare finalizzato alla realizzazione in Italia di piccoli reattori modulari.
A illustrare l’impegno del comparto italiano, Antonio Gozzi, presidente di Federacciai: “Intendiamo guidare la transizione verso un’industria siderurgica completamente sostenibile. Grazie a intese come questa, l’Italia può diventare, nel giro di pochi anni, la prima nazione al mondo a produrre acciaio completamente decarbonizzato”.
L’obiettivo è valutare le opportunità di approvvigionamento di energia nucleare nel medio-lungo termine, utilizzando in via prioritaria la capacità sull’interconnector già operativo tra Italia e Francia.
Secondo i firmatari del protocollo, il nucleare rappresenta uno strumento fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione posti dall’Ue al 2050.
Nucleare nel siderurgico: pro e contro
Da un punto di vista pratico, l’accordo è chiaro: favorire l’importazione dell’energia nucleare francese e nel mentre sviluppare una tecnologia di produzione italiana.
Secondo Gianclaudio Torlizzi, esperto di energia fondatore di T-Commodity e advisor del Governo e di Cassa depositi e prestiti, “È obbligatorio per le acciaierie italiane approvvigionarsi di energia nucleare, senza non si può neanche pensare di produrre l’acciaio green”
E sempre secondo Gozzi, intervistato da QualEnergia.it, questo accordo strategico ha come obiettivo quello di rendere la siderurgia italiana la prima al mondo a essere decarbonizzata.
Per il presidente di FederAcciaio, infatti, con le rinnovabili vengono coperte solo il 30-40% delle ore di esercizio di produzione. Restano 5-6 mila ore, che possono essere ricoperte con un PPA nucleare.
Le associazioni ambientaliste, però, non sono d’accordo.
Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia ed esperto di energia nucleare, afferma che “Pensare di decarbonizzare il settore dell’acciaio puntando sui piccoli reattori modulari è un’affermazione ad oggi priva di significato concreto”. Secondo il direttore esecutivo, infatti, “Gli SMR al momento non esistono, tranne un prototipo di seconda generazione usato come propulsore navale e due reattori di quarta generazione in Cina usati per generare calore. Per il resto è una tecnologia che non c’è”.
Per Onufrio, quindi, il nuovo nucleare non sarebbe poi così vantaggioso, avendo costi di produzione molto superiori rispetto alle rinnovabili. Secondo il direttore, anche l’idrogeno dal nucleare sarebbe fuori mercato.