Siderurgia green: le scelte sostenibili attuate da FinFer

Siderurgia Green, la svolta non più rinviabile

Tra le industrie più inquinanti, quella siderurgica ha bisogno di un cambio di passo per diventare davvero ecosostenibile. Ecco come FinFer affronta la sfida della siderurgia green.

Industria pesante è spesso sinonimo di industria inquinante. Ed è vero che settori come la siderurgia possono impattare pesantemente sull’ambiente circostante. Ma è sempre così? Oppure una svolta green è possibile anche nella produzione del ferro?

Scopriamolo insieme.

L’impatto dell’industria siderurgica sull’ambiente

Nel Working Paper “La decarbonizzazione dell’industria siderurgica italiana”, per la Fondazione Di Vittorio, Lidia Greco dell’Università degli Studi di Bari, traccia, numeri alla mano, l’impatto sull’ambiente del settore siderurgico.

Il settore, nel suo complesso, è tra i più inquinanti: la siderurgia è al primo posto tra le industrie pesanti sia per emissioni di CO2, che per consumo energetico.

Nel paper, Greco cita alcuni dati che ci danno l’idea dell’impatto del settore sugli ecosistemi. Nel 2019, l’industria del ferro ha immesso nell’ambiente 2,6 gigatonnellate di anidride carbonica, il 7% del totale globale del sistema energetico, secondo idati IEA 2020. In Europa, la produzione di acciaio primario ha generato il 4% dei gas a effetto serra (dati Parliamento Europeo).

Solo in Italia, sempre nel 2019, le aziende del settore hanno prodotto 14Mt Co2 eq di emissioni dirette.

L’attività siderurgica è inoltre annoverata tra le più energivore. Secondo alcune analisi, il costo dell’energia può incidere fino al 40% dei costi operativi per le aziende del settore.

Qual è il problema? Il problema è che generalmente il 75% di tale energia viene soddisfatta da centrali a carbone.

Ma una siderurgia davvero green è possibile?

La transizione verde FinFer: dal fotovoltaico all’abbattimento dei fumi

L’esigenza, per noi di FinFer, di affrontare la transizione green nasce dalla necessità di preservare il proprio territorio, quella valle Caudina che è stata la culla dell’azienda, 40 anni fa.

“Dobbiamo tutto al nostro territorio”, ha raccontato Sergio Finelli, responsabile di amministrazione e finanza in FinFer. “Per questo abbiamo voluto intraprendere in modo deciso la strada della tutela dell’ambiente. Un impegno dimostrato anche dalla certificazione EMAS, che ci permette di valutare e migliorare costantemente le nostre prestazioni ambientali”, racconta.

La registrazione EMAS (Eco-Management and Audit Scheme) è un atto volontario da parte dell’azienda, che attesta il suo impegno nel miglioramento delle proprie prestazioni ambientali.

In concreto, siamo intervenuti su diversi fronti.

Uno dei primi step è stato la sostituzione dei carrelli alimentati a disel, con quelli a energia elettrica. Energia che tra l’altro è generata in maggioranza (più del 60%) da un impianto fotovoltaico installato nelle vicinanze degli stabilimenti.

Sul fronte dell’inquinamento atmosferico, abbiamo adottato un sistema di abbattimenti dei fumi, con filtri al carbonio, che riducono le emissioni durante le operazioni di taglio mediante laser o ossitaglio e di saldatura all’arco elettrico.

Nello stabilimento di Paolisi, poi, abbiamo introdotto una nuova tecnologia per l’essiccamento delle polveri, capace di iniettare calce idrata nel flusso della corrente fluida. Risultato? Una riduzione pari a circa 692000 kg nelle emissioni di CO2 in atmosfera.

A Rotondi, invece, l’impianto di produzione dell’aria compressa è stato sostituito da un sistema capace di variare i consumi di energia elettrica, in funzione dei consumi di aria da parte delle varie utenze.

“Abbiamo scommesso tutto sul green tech”, conclude Finelli.